COSA SEI DISPOSTO A FARE?
di
Domenico Conversa
Il decreto-legge n. 41/2021 dispone che
la mancata vaccinazione Sars-Cov2 determina per gli operatori sanitari e gli
operatori di interesse sanitario la sospensione dal diritto di svolgere
prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in
qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2. In
tal caso il datore di lavoro adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni
anche inferiori che comunque non implicano rischi di diffusione del contagio.
Preciso, ove possibile! Se
non è possibile, l’operatore sanitario viene sospeso unitamente alla sua
retribuzione. Sempre secondo il decreto-legge la vaccinazione può essere omessa
o differita solo in caso di accertato pericolo per la salute in relazione a
specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina
generale.
Questa è l’essenza e la ratio del
decreto-legge che ha forza di legge. Nel frattempo che tale decreto venga
convertito in legge comunque spiega i suoi effetti nei confronti di tutti i
soggetti obbligati. Al momento il decreto-legge n. 41/2021 non è stato
dichiarato incostituzionale in nessuna sua parte ed è legalmente legittimo.
Gli uffici pubblici, gli ordini
professionali e i datori di lavoro sono obbligati a dare seguito ed eseguire le
disposizioni del decreto-legge. Non c’è alcun modo per fermare tale
procedimento.
Il decreto-legge fonda la sua
motivazione sull’assunto dell’evolversi della situazione epidemiologica e il
carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia. Ne discende che la politica
italiana, in questo momento il Governo che ne è espressione, considera pericolosa
l’attuale pandemia e ritiene che l’unico modo per contrastare la diffusione del
virus sia la vaccinazione.
Cosa non dice il decreto-legge:
1) Secondo la politica italiana non ci
sono cure e altri strumenti di prevenzione.
2) Secondo la politica italiana l’operatore
sanitario che si sottopone alla vaccinazione dovrà, in ogni caso, continuare a
utilizzare i vari presidi e il distanziamento fisico.
3) La politica italiana, pur in presenza
di testimonianze scientifiche per cui il soggetto che si sottopone alla
vaccinazione determina il contagio del virus stesso anche a causa delle così
dette varianti in atto, ritiene comunque di dover obbligare gli operatori
sanitari alla vaccinazione.
4) La politica italiana considera
ininfluente il fatto che il vaccino per il covid sia in fase sperimentale per
cui non ci sono sufficienti dati sulla sua efficacia e affidabilità in termini
di sicurezza.
5)
La politica italiana non specifica le condizioni cliniche che possano
giustificare il differimento o l’omissione della vaccinazione.
Le cose non dette dal decreto-legge sono
quelle motivazioni che possono spingere un cittadino ad attendere la somministrazione
della vaccinazione perché vorrebbe ricevere informazioni chiare e specifiche,
soprattutto in merito alla tutela della sua salute. Motivazioni queste che
possono essere comunicate all’asl, ordine di appartenenza e datore di lavoro. Sono
motivazioni di buon senso, legittime ed etiche ma non sono state contemplate
dalla politica italiana. La magistratura potrebbe accogliere queste istanze? Nessuno
può saperlo al momento. Chi è in cerca di strategie per fermare l’applicazione
del decreto-legge si poggia su false illusioni.
Una cosa è certa: chiunque voglia non
vaccinarsi dovrà scontrarsi duramente con la forza della legge opponendosi con
la sola debolezza e verità delle domande di senso, quel senso che ha sempre
trovato difficoltà, nella storia, ad opporsi alla legge. Le domande etiche e di
giustizia sono, però, l’antidoto all’irrazionalità e al potere che non vuole spiegare
le sue ragioni, ma solo imporle.
Alla
domanda: che si può fare? Ce ne un’altra di pari portata: cosa sei disposto a
fare?