Mascherine e Tamponi sono necessari?
di
Domenico Conversa
Attualmente
è da considerare trattamento sanitario non solo quello che ha lo scopo di
curare un processo morboso in atto, o quello di natura riabilitativa che mira a
ristabilire le funzionalità biologiche, ma altresì ogni intervento che abbia lo
scopo di prevenire l’insorgere di processi morbosi o di alterazione del
complesso equilibrio psicofisico della persona.
Alla
luce di ciò, l’utilizzo della mascherina e del tampone nasofaringeo possono
essere considerati a tutti gli effetti come trattamenti sanitari. Il primo
nella misura in cui altera inevitabilmente il nostro equilibrio psicofisico
soprattutto se il suo utilizzo viene prolungato nel tempo; dalla riduzione
dell’apporto di ossigeno al mascheramento delle nostre e altrui espressioni
facciali quale elemento fondamentale per la comunicazione umana. Il secondo per
il suo utilizzo invasivo atteso che il tampone deve essere inserito in profondità
in una delle narici fino al nasofaringe posteriore.
Pertanto,
essendo trattamenti sanitari devono sottostare alla legge n. 217 del 2019 al
cui articolo 1, comma 1, stabilisce che: “La presente legge, nel
rispetto dei principi
di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e
degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea, tutela il diritto
alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento
sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e
informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti
dalla legge.”
Al
momento nessuna legge prevede l’obbligatorietà (nel senso di coercizione
fisica) dell’utilizzo di mascherina e tamponi. Infatti, l’art. 32 della
Costituzione stabilisce espressamente che solo una legge potrebbe imporre un
trattamento sanitario e che tale legge non può in nessun caso violare i limiti
imposti dal rispetto della persona umana. In Italia è previsto solo un caso di
trattamento sanitario obbligatorio in materia psichiatrica e che in ogni caso
deve sottostare ad un procedimento ben stabilito a tutela del rispetto
dell’integrità psico-fisica della persona. Inoltre,
ogni trattamento sanitario abbisogna del consenso informato di colui che lo
riceve affinchè tale trattamento sia legittimo, in assenza del quale nessuna
attività medica può essere avviata o anche proseguita. Questo statuisce il
principio generale dell’indisponibilità del proprio corpo. L’unico che può
disporre del proprio corpo è il soggetto stesso. Nessun altro.
Il
consenso potrà definirsi veramente informato, ovvero pieno e consapevole, solo
nella contingenza del trattamento sanitario da affrontare, in quanto, solo
dinanzi a tale evento sarà venuto a esistenza un quadro clinico dettagliato nei
confronti del quale, efficacemente, potranno essere illustrate terapie,
alternative e complicazioni.
Venendo
all’analisi dell’utilizzo delle mascherine e del tampone è bene chiedersi cosa
dice al riguardo la stessa scienza attraverso fonti ufficiali.
Per
quanto riguarda le mascherine si prenderà ad esame la guida dell’OMS del
06/04/2020 dal titolo Consigli sull’uso di mascherine nel contesto di COVID-19.
L’OMS inizialmente specifica che “le prove attuali suggeriscono che la maggior
parte delle malattie viene trasmessa da casi sintomatici confermati in
laboratorio.”
Se
ne conviene che l’uso della mascherina al fine di evitare e ridurre i contagi
debba essere indossata solo ed esclusivamente da soggetti che presentano
sintomatologia.
Successivamente,
sempre nel documento richiamato, l’OMS determina quanto segue: “attualmente non
esiste prova che indossare una mascherina (sia medica che di altro tipo) da
parte di persone sane in un contesto comunitario più ampio, compreso il
mascheramento comunitario universale, può impedire loro di infettarsi da virus
respiratori, incluso COVID-19.” Ed ancora “Come descritto sopra, l’ampio uso di
maschere da parte di persone sane nell’ambiente della comunità non è supportato
da prove attuali e comporta incertezze e rischi critici.”
L’OMS
si è anche espressa in merito all’uso delle mascherine per bambini con un
documento del 21/08/2020. In questa guida, nella parte in cui si discorre sulle
prove disponibili, l’OMS sottolinea che “Attualmente, la misura in cui i
bambini contribuiscono alla trasmissione di SARS-CoV-2 non è completamente
compresa. Secondo il database di sorveglianza globale dell'OMS dei casi
confermati in laboratorio, sviluppato dai moduli di segnalazione dei casi forniti
all'OMS dagli Stati membri e altri studi, l'1-7% dei casi di COVID-19 è riferito
tra i bambini, con relativamente pochi decessi rispetto ad altri gruppi di età.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha recentemente
riportato la distribuzione per età di COVID-19 tra i bambini nell'Unione
europea (UE), nello Spazio economico europeo (SEE) e nel Regno Unito (Regno Unito);
hanno riferito che al 26 luglio 2020, il 4% di tutti i casi nell'UE / SEE e nel
Regno Unito erano bambini.” Sui potenziali rischi dell’uso delle mascherine da
parte dei bambini l’OMS richiama fattori come calore, irritazione, difficoltà
respiratorie, disagio, distrazione, bassa accettabilità sociale e scarsa
vestibilità della maschera. Pertanto, secondo L’OMS “I vantaggi di indossare
maschere nei bambini per il controllo di COVID-19 devono essere valutati
rispetto ai potenziali danni associati all'uso di maschere, compresa la
fattibilità e il disagio, nonché le preoccupazioni sociali e di comunicazione.”
In
riferimento al tampone nasofaringeo verrà con questo scritto analizzata la relativa
scheda tecnica e precisamente l’istruzione per l’uso del tampone Xpert Xpress
SARS-CoV-2 della GeneXpert. E’ interessante portare all’attenzione il fatto che
il tampone, da solo, non è assolutamente uno strumento diagnostico e che il
risultato non può essere utilizzato per determinare la positività o negatività
al Covid-19. Al riguardo, la scheda tecnica precisa che “I risultati servono
per l’identificazione dell’RNA del SARS-CoV-2. I risultati positivi sono
indicativi della presenza di RNA del SARS-CoV-2; ciò nonostante, per
determinare lo stato di paziente infetto è necessaria la correlazione clinica
con l’anamnesi e con altri dati diagnostici del paziente stesso. I risultati
positivi non escludono la presenza di infezioni batteriche o di infezioni
concomitanti da altri virus. L’agente rilevato potrebbe non essere la causa
concreta della malattia. I risultati negativi non escludono un’eventuale
infezione da SARS-CoV-2 e non devono essere usati come unica base per il
trattamento o per altre decisioni riguardanti la gestione dei pazienti. I
risultati negativi devono essere accompagnati da osservazioni cliniche,
anamnesi del paziente e informazioni epidemiologiche.”
Le
informazioni sopra indicate sull’uso della mascherina e del tampone devono
essere trasmesse dal personale sanitario ad ogni singolo cittadino prima del
loro utilizzo. Il cittadino ha il diritto di conoscere sia i benefici che i
rischi di tali trattamenti e il loro grado di efficacia. La mancata o non
corretta comunicazione di queste informazioni rende illegittimo il trattamento
sanitario stesso con conseguente violazione del diritto di autodeterminazione
dell’individuo e risarcibilità del danno subito in tal senso.
Si
confida affinchè le istituzioni e i mezzi di informazioni, che da mesi
erroneamente indicano il tampone quale mezzo per determinare la positività al
Covid-19 e la necessità per le persone asintomatiche di indossare la mascherina,
comprenderanno l’effettiva realtà sanitaria rettificando le pubbliche
informazioni.