mercoledì 21 ottobre 2020

PROROGA DELL'EMERGENZA SU QUALI PRESUPPOSTI?

 

Proroga dell'emergenza sanitaria su quali presupposti?

di

Domenico Conversa


Con delibera del Consiglio dei Ministri del 07/10/2020 è stato prorogato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Tale proroga si basa su due presupposti:

1) Il comitato tecnico scientifico, di cui all’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 art. 2, con parere del 05/10/2020 ha ritenuto “che esistano oggettive condizioni per il mantenimento delle misure contenitive e precauzionali adottate con la normativa emergenziale; 

2)    L’esame dei dati epidemiologici dimostra che persiste una trasmissione diffusa del virus e che pertanto l’emergenza non può ritenersi conclusa. 

Le condizioni oggettive e la trasmissione diffusa del virus si sostanziano in pratica nell’esito dei test nasofaringei che determinano la positività al covid-19. I casi “positivi” diventano il fattore determinante per l’emanazione di decreti-legge e DPCM che stabiliscono misure e restrizioni di libertà fondamentali della persona. In riferimento al tampone nasofaringeo si vuole evidenziare quanto riportato dalla scheda tecnica e precisamente l’istruzione per l’uso del tampone Xpert Xpress SARS-CoV-2 della GeneXpert. Ne discende che il tampone, da solo, non è assolutamente uno strumento diagnostico e che il risultato non può essere utilizzato per determinare la positività o negatività al Covid-19. Al riguardo, la scheda tecnica precisa che “I risultati servono per l’identificazione dell’RNA del SARS-CoV-2. I risultati positivi sono indicativi della presenza di RNA del SARS-CoV-2; ciò nonostante, per determinare lo stato di paziente infetto è necessaria la correlazione clinica con l’anamnesi e con altri dati diagnostici del paziente stesso. I risultati positivi non escludono la presenza di infezioni batteriche o di infezioni concomitanti da altri virus. L’agente rilevato potrebbe non essere la causa concreta della malattia. I risultati negativi non escludono un’eventuale infezione da SARS-CoV-2 e non devono essere usati come unica base per il trattamento o per altre decisioni riguardanti la gestione dei pazienti. I risultati negativi devono essere accompagnati da osservazioni cliniche, anamnesi del paziente e informazioni epidemiologiche.” Solo da questo emerge la non attendibilità del tampone. Pertanto se la proroga dello stato di emergenza si basa sull’aumento dei così detti positivi a seguito dell’effettuazione dei tamponi, ne consegue che non è possibile stabilire attraverso dati oggettivi la persistenza di un rischio sanitario. Lo stesso art. 24, co. 1, del D.lgs n. 1/2008 prevede espressamente che qualora venga deliberato uno stato di emergenza debba necessariamente esserci una valutazione svolta dal Dipartimento della protezione civile sulla base di dati e delle informazioni disponibili. Ebbene tali dati e informazioni ai fini della proroga dello stato di emergenza consistono esclusivamente nel numero dei tamponi effettuati e dei relativi risultati che, come detto innanzi, non sono attendibili. 


giovedì 15 ottobre 2020

IL DIRITTO ALLA SALUTE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

 

IL DIRITTO ALLA SALUTE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

di 

Domenico Conversa

 

La Costituzione italiana riconosce il diritto alla salute definendolo un diritto fondamentale dell’individuo. Così recita il I° comma dell’art. 32, ad esso interamente dedicato: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Il contenuto del diritto che la Costituzione riconosce a tutti gli individui è complesso: la situazione di benessere psico-fisico intesa in senso ampio con cui s’identifica il bene “salute” si traduce nella tutela costituzionale dell’integrità psico-fisica, del diritto ad un ambiente salubre, del diritto alle prestazioni sanitarie e della cosiddetta libertà di cura (in altri termini, diritto di essere curato e di non essere curato). Il diritto alla salute, come diritto sociale fondamentale, viene tutelato anche dall’art. 2 Cost. “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”; essendo, inoltre, intimamente connesso al valore della dignità umana (diritto ad un’esistenza degna) rientra nella previsione dell’art 3 Cost. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

In questo momento di emergenza sanitaria, oltre a veder comprimere altri diritti e libertà, la salute viene declinata più come interesse della collettività e meno quale diritto fondamentale dell’individuo. Infatti le misure di contenimento deliberate dal Governo italiano rispondono al principio di precauzione al fine di contenere il diffondersi del coronavirus nella popolazione e questo a prescindere dal reale stato di salute del singolo individuo.

Ma rimane il principio per cui la salute deve essere considerata non solo come assenza di malattia. C’è bisogno di promuoverla, di tutelarla attraverso misure preventive soprattutto individuali. Secondo la Costituzione dell’OMS, l’obiettivo dell’Organizzazione è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute", definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.

Per tale motivo tutti noi dobbiamo, soprattutto oggi, ripensare ai nostri stili di vita allenando l’attenzione al nostro corretto atteggiamento mentale, alla nostra sana alimentazione e ad una costante attività fisica. Queste tre componenti sono la base di partenza per costruire il nostro benessere quali individui.

mercoledì 14 ottobre 2020

QUALE LIBERTA'

 

QUALE LIBERTA'

di

Domenico Conversa


In genere le leggi dittatoriali di un regime provocano la nascita di cori popolari che inneggiano alla libertà. Il terrore e la violenza di un Stato di polizia determinano naturalmente che la parola libertà diventi il principio ispiratore di una rivoluzione. La libertà di essere lasciati liberi di vivere. Pensiamo ai campi di concentramento nazisti e come la parola libertà, in quelle tenebre, penetrava dolorosamente nelle carni e nelle menti dei deportati. La libertà di pensiero, di parola, di religione, di circolazione, di riunione, di associazione. Tutte libertà conquistate con il sangue e con tanto dolore. Ma cosa accade alla parola libertà quando è presente una dittatura morbida? Quando con il termine di democrazia si cela nell’ombra un’oligarchia gerarchica? Quando la democrazia è rappresentativa ma anche e soprattutto capitalistica? Quando scegliere i padroni con le elezioni non cambia la condizione degli schiavi? Quando l’oppressione arriva da un regime democratico totalitario? Un’oppressione costruita con la propaganda e con l’ingegneria del consenso. Un’oppressione che non è violenta, ma che annichilisce la coscienza individuale tramite la pianificazione ed organizzazione di una società consumistica e alienante. In tale contesto la ricerca della libertà può diventare la prigione stessa. Una prigione che ci incatena a valori e bisogni a noi estranei e falsi: intrattenimento, consumazione di beni e servizi che instupidisce, competizione, lavoro alienante. Una libertà incatenata alla volontà di potenza e alla misura del nostro ego. Una libertà che non ci fa volgere lo sguardo verso l’uscita della caverna. Questa nostra democrazia è la Città del disordine e dell’opinione individuale. Una Città che si frantuma e si trasforma in demagogia, tradendo così la propria legge della libertà individuale. Quando un siffatto regime democratico ci opprime, nella maggior parte delle volte non ce ne accorgiamo. Troppo grandi e magnificenti sono i progressi tecnologici e l’apparente miglioramento del nostro tenore di vita per destare noi dormienti. E in quelle poche occasioni in cui nasce in noi un sussulto di consapevolezza, pretendiamo quella libertà che ci riporta inesorabilmente alla nostra condizione di schiavitù 2.0, al nostro carnefice.

Lottiamo contro l’oppressione per continuare a rimanere oppressi. Se il nostro vivere si sostanzia solo in bisogni e necessità, solitudine dei nostri effimeri desideri, impulsi dettati dall’inquietudine, allora tanto vale farsi trasportare dall’opinione, dalla corrente, dal gregge, dalla massa informe e dal sentimento dominante. E’ più semplice, reca meno sforzo e non si perde mai!

Se volessimo veramente ribellarci ad una democrazia autoritaria, dovremmo dapprima liberarci dalle instabili processioni del sé. Un sé non da noi compreso che cerca di identificarsi con la stessa società che lo soffoca. Forse, allora, bisognerebbe parlare di liberazione anziché di libertà per spezzare le catene della paura. Liberazione dalle costrizioni del sé. Obbedire ad un supremo principio etico dove la sola libertà è nel perdersi in una verità di ordine superiore. Un mondo al di là del mondo come spiegava Socrate.

I motivi che guidano e illuminano l’azione dell’uomo sono sempre gli stessi: onore, fedeltà, amore del vero e devozione al bene. Senza una riforma del cuore non ci può essere libertà.   

COME FUNZIONA LA DISINFORMAZIONE

Ci sono tre principi:

1) La tolleranza alla disinformazione deve essere direttamente proporzionale all'ignoranza della popolazione su quel dato argomento;
2) Il messaggio che viene costruito deve essere credibile. Non è importante che sia vero, l'importante è che faccia leva sulle nostre emozioni e sui nostri pregiudizi. Le tecniche utilizzate maggiormente sono l'insinuazione e la colpa per associazione;
3) Il messaggio deve essere semplice, conciso e facile da ricordare. Deve ridurre problemi complessi a raccontini semplici perchè deve far leva su due cose: deve salvaguardare la nostra autostima, cioè deve proteggere dal timore che il problema possa essere effettivamente al di là della nostra comprensione e deve assolutamente alimentare il nostro ego, cioè ci deve dare la sensazione in pochissimo tempo di aver capito tutto del problema.
L'operazione di disinformazione può dirsi perfettamente riuscita, non solo quando si crea nel pubblico una sorta di carattere psicotico per cui non riesce più a distinguere ciò che è vero dal falso, quando soprattutto riesce a creare il così detto effetto valanga, ossia quando è riuscita a trasformare il disinformato in disinformatore inconsapevole. 
  

COSA SEI DISPOSTO A FARE?

  COSA SEI DISPOSTO A FARE? di Domenico Conversa Il decreto-legge n. 41/2021 dispone che la mancata vaccinazione Sars-Cov2 determina per gli...